Aci Storico, la lista nera

L’Automobile Club d’Italia ha redatto recentemente la lista di vetture storiche da tutelare, diciamo che il criterio di scelta è quello ovviamente di preservare i modelli particolari, serie speciali, e credo  anche la diffusione del modello abbia il suo peso in questa lista.

Facciamo un esempio, l’Alfa 75 vanta solamente 4 modelli da salvare, le 3.0; le 2.5; le 1.8Turbo e le 2.0 Twin Spark; mentre per le 1.6 e 1.8 del 1985, che hanno ormai 28 anni di età e tutte le versioni Turbodiesel non hanno diritto di essere considerate storiche, la lista considera storica di diritto la vettura con quaranta anni di età, probabilmente quando una 75 1.6 del 1985 compirà i trenta anni non comparirà nella lista dei buoni. Non è tanto il fatto che manchino dei modelli che comunque ebbero una notevole diffusione all’epoca, ma il fatto che la lista “protegge” ad esempio tutte le 155 e 164 a benzina, quindi una 155 1.6 Twin Spark del 1997 è di interesse storico, una “sedicenne” ha più diritto di essere tutelata rispetto a una “quasi trentenne”.

Con quasi trentenne ecco che arriviamo al passo per me più doloroso, la questione 33, che vanta solamente un modello, la 33 16V, le prime serie del 1983 con trenta anni di vita non sono in lista, le versioni 4X4 non sono in lista e nemmeno le serie più speciali quali la 1.7 Quadrifoglio Verde del 1986, le Red-Blue Line e Italia’90 che non me ne ricordo molte in giro non sono tutelate, le sole versioni 16V che partono dal 1990 e arrivano praticamente fino al 1994 sono le “buone”, mi sembra quasi che le abbiano messe per forza, altrimenti vista la diffusione del modello 33, l’Alfa più venduta di sempre avrebbero lasciato fuori anche quelle. In compenso se siete possessori di Fiat Duna potete omologare tutte le versioni, anche se avete una Tempra 4X4 potete omologarla, ci sarebbe anche la Renault Safrane che nonostante sia stata prodotta fino al 2000 tutti i modelli sono omologabili.

Qui, la lista completa dell’A.C.I: http://www.aci.it/archivio-notizie/notizia.html?tx_ttnews%5Btt_news%5D=1605

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Fiat Regata 70 WeekEnd

Della serie:”Auto che stanno scomparendo dalle nostre strade” ecco chi ho beccato sempre in giro per Modena, la Fiat Regata 70 WeekEnd.

Sicuramente in molti si ricorderanno della Regata, prodotto della Fiat costruito tra il 1983 e il 1990, sostituita poi dalla Tempra. La meccanica a trazione anteriore e sospensioni indipendenti e derivata dalla fortunata “Ritmo”, l’esemplare fotografato appartiene alla serie 1986-1990, da notare il nuovo disegno dei paraurti con inserti cromati, nuove maniglie per le portiere e vetratura più ampia, cose che saltano subito all’occhio per riconoscere una prima serie da una restyling.

Il motore è il 1301 c.c da 68Cv, sicuramente ancora a carburatore doppio corpo, in quanto non è presente la dicitura I.E. che indicava le Regata restyling alimentate a iniezione elettronica.

Fiat Regata 70 WeekEnd

Fiat Regata 70 WeekEnd

ACER

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19 Luglio 1992

Palermo, 19 Luglio 1992

Commemorazione Paolo Borsellino

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Fiat Ritmo 130 TC

Una macchina a metà tra Youngtimer e Classica, la Fiat Ritmo 130TC (TC=Twin Cam, doppio albero in testa) prodotta dal 1983 al 1985, 130 come i cavalli che sviluppa il suo motore di 1995c.c. quindi una potenza di 5 cv superiore alla precedente Ritmo guadagnati con due carburatori orizzontali doppio corpo e nuovo collettore di scarico.

La si riconosce immediatamente per la sua caratterizzazione sportiva, con i fregi Abarth sulla mascherina anteriore, sui cerchi e la scritta posteriore, sempre nel posteriore troviamo anche lo spoiler in gomma.

Scheda tecnica essenziale: Motore 4 cilindri in linea 1995c.c; alesaggio e corsa 84mm x 90mm; potenza massima 130Cv a 5900Giri/min; coppia massima 18Kgm a 3600Giri/min; alimentazione con due carburatori doppio corpo Weber 40 DCOE o Solex C40.

Il cambio ZF a 5 marce tutte sincronizzate, la velocità massima di questa Ritmo è superiore ai 190 Km/h.

Fiat Ritmo 130 TC

Fiat Ritmo 130 TC

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DeTomaso: è finita.

Era un’agonia che portavamo avanti da almeno 12 anni, quando nel 2000 la DeTomaso firmò un accordo per la produzione di un fuoristrada russo con partner Uaz e Sevestral, dopo i primi finanziamenti dell’Unione Europea l’avventura finì nel 2004, quando la società fu posta in liquidazione dalla vedova e dal figlio di Alejandro DeTomaso.

 

Nel 2009 un tentativo di rilancio con l’imprenditore torinese Rossignolo, anche in questo caso una pioggia di finanziamenti pubblici che in definitiva sono serviti solo alla creazione del concept Deauville e la speranza di un fantomatico investitore estero per iniziare la produzione. Ovviamente nessuno si fece avanti, inevitabile quindi che i tribunali di Torino e Livorno, dove hanno sede le strutture di proprietà di Rossignolo dichiarassero il definitivo fallimento della società.

Non si sà come questo imprenditore interpretasse la DeTomaso, tenendo conto della sovracapacità produttiva attuale dei costruttori di automobile trovare un partner sarebbe stato a dir poco fantasioso.

Speriamo che vengano date in fretta risposte ai 1160 dipendenti DeTomaso coninvolti in questo fallimentare progetto, e che si chiarisca definitivamente dove sono finiti i finanziamenti pubblici, tutti spesi per produrre due sole Concept car? Mi suona alquanto strano.

Qui la notizia sul Sole 24 Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2012-07-06/tomaso-epilogo-fallimento-064227.shtml?uuid=AbyDeT3F

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Pomigliano e l’Alfasud Alla Rai “Un’auto targata Sud”

Appuntamento in televisione da non perdere il 12 Giugno alle 23:45 su Raidue, un documentario di Rai e Quattroruote sullo stabilimento campano dell’Alfasud, questa può essere l’occasione per chi si vuole avvicinare non solo all’Alfa Romeo e alla sua storia, ma anche per capire come funzionavano le cose nel decennio degli anni’70, periodo turbolento dell’Italia.

Qui il link per vedere la pagina su Quattroruote: http://www.quattroruote.it/notizie/eventi/pomigliano-e-l-alfasud-alla-rai-un-auto-chiamata-sud

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Alfa Romeo 6C 1750 GS 6° Serie

Anche quest’anno è la solita Alfa Romeo ad imporsi al concorso di eleganza di Villa d’Este, protagonista è la 6C 1750 GS sesta serie del 1933 carrozzata Figoni. L’ultima serie in pratica per la saga delle 6C.

In questa vettura è da segnalare la modifica più importante rispetto alle serie precedenti, in pratica per la realizzazione del telaio si optò per la soluzione scatolata, quindi non più telaio a C. Il motore è il ben noto 1752 c.c sovralimentato con compressore volumetrico a lobi, un carburatore doppio corpo orizzontale Memini che spingono la potenza del propulsore a 85Cv/a 4500Giri/min. Motore sottoquadro con un rapporto di compressione di 5:1, la distribuzione si avvale di due alberi a cammes in testa, valvole in testa a V, testata in lega leggera e solito monoblocco in ghisa.

Queste notizie di vittorie a concorsi non possono che fare piacere al pubblico Alfista, facendo capire anche agli automobilisti più testardi che in quell’epoca la maestria italiana era all’avanguardia, realizzando meccaniche e carrozzerie senza tempo, lo stesso Figoni era italiano, trapiantato in Francia ma italiano, cose che se da un lato fanno piacere dall’altro mettono rabbia, poiché questo fa capire a tanti appassionati che per sentirsi Alfisti si debba aspettare momenti come questo, mentre tutti i giorni è un sussegguirsi di chiacchere dal macello Fiat che fino ad ora non a portato quasi a nulla, ormai non ci speriamo più.

alfa-romeo-6c-1750-gs-6th-series-coupe-figoni

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MazdAlfa 2

Ecco i primi commenti per stemperare gli animi degli Alfisti che forse si sono accessi troppo presto. Intervistando un certo Halarewicz, cioè l’A.D. di Mazda Italia ha dichiarato che con Fiat non è previsto un accordo commerciale, il memorandum d’intesa prevede solo due opzioni di produzione e sviluppo prodotto; quindi il fantomatico Spider a detta di Halarewicz verrebbe distribuito da due reti commerciali diverse, inoltre le due vetture monterebbero motori diversi tra di loro, per meglio caratterizzare il brand di appartenenza.

In futuro Mazda e Fiat si riservano di vagliare altre ipotesi di collaborazione per abbattere i costi di progettazione e “giocare” sulle economie di scala.

Mi sono dimenticato di chiedere al Dott.Marchionne cosa intende fare della concept 4C dato che voleva produrla negli stabilimenti Maserati a Modena, sarà destinata a diventare una super-spider per non pestare i piedi alla nenoata MazdAlfa, oppure verrà accantonata? Oppure la MazdAlfa non vedrà mai la luce?

Vi lascio con un bel ricordo dei tempi andati:

Spider Veloce

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MazdAlfa

Alfa Marchionne

Nuova JointVenture italo-giapponese per il marchio del Biscione? Pare proprio di sì, l’A.D di Fiat Auto Sergio Marchionne ha siglato un accordo non vincolante con il costruttore nipponico Mazda per la produzione a partire dal 2015 di una nuova spider su base MX-5, in questo modo la rinascita del mitico Duetto passerebbe da Hiroshima, dove la vettura verrebbe assemblata insieme alla sua gemella.

La notizia di un ritorno allo spider per Alfa ci fà piacere, inoltre la base di partenza sarebbe l’ottima MX-5, icona delle macchine scoperte dagli anni’90, lei è un pò l’erede spirituale del defunto Duetto Alfa, infatti l’ispirazione del progetto è palese; non ci resta altro che capire se questa volta l’accordo sia una cosa definitva oppure se è l’ennesima bufala di Fiat Auto per sollevare un pò di polvere e far parlare del marchio Alfa, già qualche anno fà pubblicai questo articolo: https://boxer33mo.wordpress.com/2008/07/12/accordo-fiat-bmw/

Tutto si risolse con un nulla di fatto, questa è la volta buona? Ci sarà questa rinascita della ormai moribonda Alfa Romeo? Per troppo tempo si è solo parlato e sperato, e intanto la concorrenza certo non stava a guardare, affossando giorno dopo giorno un marchio che fino a vent’anni fà era irraggiungibile e che ora lotta per la sopravvivenza con due soli modelli.

La MazdAlfa se tutto andrà in porto arriverà non prima del 2015, ma ci sorge qualche dubbio, globalmente questa spider come sarà venduta, ci sarà il dualismo sui mercati quindi ci ritroveremo a scegliere la stessa macchina in due concessionarie diverse oppure Mazda rinuncierà ad esportare la propria MX-5 in favore della gemella Alfa su alcuni mercati? Le due vetture saranno adeguamente diversificate oppure ci sarà una mera operazione di rimarchiatura? E infine Fiat Auto quanto è disposta a spendere per il progetto, lascerà in mano tutto ai giapponesi oppure diventerà protagonista nella realizzazione di questa nuova spider? Tutti punti interrogativi che Marchionne prima o poi dovrà affrontare, sempre, e ripeto sempre, se tutto corrisponda alla realtà.

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Alfa Romeo 6C 2500 S.S (Carrozzeria Bertone)

Alfa Romeo 6C 2500 S.S. Bertone

Alfa Romeo 6C 2500 S.S. Bertone

Quest’anno ci sono parecchi anniversari da festeggiare, in primo luogo i quarant’anni di Alfasud e Alfetta, ma di queste due signore ci occuperemo più avanti, questo post vi vuole ricordare che nel 2012 cade il centenario della fondazione della Carrozzeria Bertone; importantissimo atelier che ha vestito nella prima metà del novecento autotelai delle case più prestigiose, anche Alfa Romeo e realizzando prototipi fantastici quali l’Alfa Carabo e la Canguro, ma come dimenticare il suo contributo anche sulle vetture “di serie” come la Giulietta Sprint e la mitica Montreal.

Oggi però concentriamoci sul lato prettamente “romantico” dell’automobile, cioè quando il carrozziere cuciva sull’autotelaio il vestito fatto di lamiera, per questo parliamo di quel capolavoro di Alfa 6C 2500 S.S del 1942, vettura che l’anno scorso a vinto il Concorso di Eleganza a Villa d’Este.

La 6C 2500 Super Sport nacque nel 1939 per rimanere in produzione fino al 1952 con la ultima Coupé Touring, nel caso di questo esemplare del 1942 facciamo riferimento all’autotelaio costruito tra il 1939 e il 1951 che  montava un 6 cilindri in linea con monoblocco in ghisa e testata in lega leggera da 2443 c.c capace di 110Cv a 4800Giri/min. e tre carburatori monocorpo orizzontali. La sua distribuzione era già raffinata con valvole a V in testa e due alberi a cammes sempre montati in testa.

Le misure interne sono da motore sottoquadro, con il rapporto alesaggio/corsa di 0.72 (alesaggio 72mm; corsa 100mm) e il suo rapporto di compressione era di 8:1

La trasmissione contava su un cambio a 4 rapporti più retromarcia, trazione posteriore (ovviamente) e una coppia conica con rapporto 15/59. Le sospensioni erano già indipendenti con ammortizzatori  idraulici.

Il solo autotelaio pesava 824 Kg.

alfa 6c 2500 ss

alfa 6c 2500 ss

alfa 6c 2500 ss

alfa 6c 2500 ss

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